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Francis Bacon, Figure in a Room, 1962

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione a Bernhard Waldenfels, La responsività del proprio corpo: il punto cieco della morale, l’etica indiretta dei sensi e la fenomenologia responsiva

di Gabriella Baptist

 

Il testo di Bernhard Waldenfels che presentiamo è comparso in tedesco all’interno di un volume collettivo su Merleau-Ponty e le scienze della cultura curato da Regula Giuliani ed è pubblicato in traduzione italiana all’interno del secondo numero di "Kainos" con il consenso dell’autore. (1)

Il lettore italiano può avvicinarsi all’opera di Bernhard Waldenfels solo se è un indomito cacciatore dei pochi, ma significativi saggi disseminati negli ultimi anni in riviste e volumi collettivi. (2) A meno che non abbia avuto la pazienza di leggerlo nelle altre lingue europee che hanno accolto e recepito la sua produzione fenomenologica con maggiore attenzione, oppure non abbia avuto l’opportunità di avvicinare la sua ampia produzione nella lingua originale, il lettore italiano dovrà accontentarsi di poche pagine e spunti, briciole soltanto, per quanto preziose, che possono consentire al più un assaggio della variegata produzione di un autore che è tra i più autorevoli rappresentanti della fenomenologia tedesca contemporanea. (3) Perciò desidero innanzitutto inquadrarne brevemente l’opera, per poi evidenziare i tratti più significativi della sua riflessione su Merleau-Ponty, magistralmente in luce nel saggio che presentiamo.

Di Maurice Merleau-Ponty Waldenfels fu in realtà allievo a Parigi in quei suoi ultimi anni di riflessione filosofica che stavano aprendo nuove strade alla fenomenologia francese ed attiravano già studiosi da tutto il mondo, anni fertilissimi interrotti dalla morte improvvisa del maestro, vissuta da Waldenfels in prima persona con l’incredulità del giovane studioso che sulla porta dell’aula universitaria trova non il professore, come ogni settimana, ma il cartello che ne annuncia l’inaspettata scomparsa. (4) A Monaco di Baviera Waldenfels era già stato allievo di Helmut Kuhn, i suoi primi saggi e studi erano stati dedicati ad un tentativo di dislocare l’approccio trascendentale ed intenzionale di Husserl in una dialogica ispirata da un lato a modelli antichi e dall’altro attenta ad una fenomenologia dell’intercorporeità e della polirelazionalità, il che non poteva che indurlo ad avvicinarsi appunto all’opera del fenomenologo francese. (5) Anche a partire dall’approfondimento delle fratture dell’esperienza e nel confronto con il rompicapo della corporeità, la produzione filosofica matura di Waldenfels porrà al centro dell’attenzione soprattutto la questione fenomenologica dell’estraneo, che in quanto richiesta ed appello sconnette e ridisegna ogni ordine personale e collettivo. (6) La fenomenologia proposta sarà detta ‘responsiva’, come risulta soprattutto dagli scritti più recenti, che fanno slittare il problema dell’altro dai binari classici di una domanda sul ‘chi’ o sul ‘che cosa’ e tematizzano invece piuttosto quel dativo che la risposta propone al di là di ogni pretesa simmetria di soggetto/oggetto, nuova sfida anche per ripensare il grande tema della responsabilità. (7) Attento ai risultati delle scienze umane e sociali, stimolato dal marxismo critico e dissidente dell’Europa dell’est, dalla filosofia analitica, dallo strutturalismo e naturalmente dalle espressioni più significative del pensiero francese contemporaneo (per esempio Foucault, Levinas, Ricœur e Derrida), Waldenfels è stato ed è tuttora un mediatore della fenomenologia francese in Germania e di quella tedesca non solo in Francia, a testimonianza di un synphilosophein che va ben al di là di un gemellaggio sui confini del Reno. (8)

Nel saggio che presentiamo Waldenfels solleva di nuovo la questione della corporeità nei suoi giochi di riflessività e sottrazione, affronta il problema posto dalla morale senza tacerne le ambiguità, rilancia le prospettive della fenomenologia e le sue possibilità in un serrato confronto con il pensiero di Merleau-Ponty. L’etica è avvicinata lateralmente, obliquamente, alla ricerca di un discorso indiretto che si confronti con i suoi punti ciechi, i suoi dilemmi e gli abissi da cui proviene, nonostante ogni recente successo mediatico e di immagine. Ci si chiede allora: quale fenomenologia per il ‘fenomeno’ della morale che non sia semplicemente una descrizione di fatti e nemmeno una pura prescrizione di norme? Una fenomenologia morale o morale fenomenologica sarà più o meno un fenomenismo della dimensione etica o una fenomenologia essa stessa moralistica, avremo insomma o una semplice fenomenologia (descrittiva) della morale o una pura morale (normativa) della fenomenologia? E se esiste già un’etica nello stesso atteggiamento fenomenologico, il fenomenologo non rischia allora di diventare lui stesso l’unica misura del valore che si tratta invece di indagare?

Il vero problema da affrontare risulta per Waldenfels, sulla falsariga di Merleau-Ponty, precisamente la questione posta alla morale dal corpo e dal senso, o meglio dai sensi, nei quali affiora quell’alterità che noi stessi siamo. Oltre alla duplicità per cui ciascuno è (ed insieme non è solamente) il proprio corpo e poi anche lo ha, certo in maniera del tutto peculiare, non come un attributo o una proprietà, una fenomenologia del corpo dovrà inevitabilmente tener conto di questo gioco attivo e passivo di costituzione, per cui il corpo è insieme punto zero di ogni prospettiva, ma anche datità concreta e collocata, al tempo stesso sé e mondo, senziente e sentito, ciò che è più proprio e quanto sembra più estraneo, come risulta nella maniera più evidente nelle situazioni più banali e quotidiane dell’autoreferenzialità, per esempio allo specchio, oppure nell’eco della propria voce, nel reagire al proprio nome pronunciato da altri, nel cedere alla stanchezza e al sonno. La risposta che cerchiamo quando interroghiamo il corpo e i suoi sensi alla luce del problema morale è per Waldenfels una risposta ancora tutta da inventare, una risposta per la quale la percezione indica possibili aperture, con il suo indirizzarsi dativo e il suo volgersi a ciò che è altro. Ed in realtà nell’accogliere un appello che si sottrae alle opposizioni di essere e dover-essere, particolare e universale, proprio ed estraneo, l’ethos stesso diventa per Waldenfels un rispondere che ha nel corpo e nei suoi sensi la prima espressione di circolarità, di sdoppiamento, di rinvio, di indugio, laddove l’invisibile, l’inaudito, l’intoccabile sembrano diventare i nuovi paradossali paradigmi di riferimento. Quanto resta di inindagato e di invisibile nello sguardo, nel suo stare in guardia, nel suo riguardo? E quanto mi tange invece l’intangibile? Con quale tatto potrò mai avvicinarlo? Quando ascolto l’inaudito, che cosa sento mai? E che ne è del corpo dell’altro che amo, presso cui posso stare solo perché non sono mai pienamente in possesso del mio corpo, la cui fragilità e potenza esperisco per esempio nel gioco erotico?

La maggior parte di queste domande restano aperte, non perché non sia rilevante trovare una risposta, ma perché per Waldenfels la vera risposta che prepara una fenomenologia responsiva sta nell’essere responsoriale di noi stessi e del nostro corpo, che non è certo una chiave solo sensoriale o semplicemente motoria. Con questi nodi si devono confrontare la morale e l’etica: udire sulla soglia del silenzio sapendo prestare ascolto anche e forse soprattutto all’ineffabile; ricambiare lo sguardo che ci è rivolto riconoscendo l’invisibile nel visto; accogliere il contatto e salvaguardare l’intangibilità di ciò che pure tocchiamo con mano, significa riconoscere le tracce dell’altro che affiorano nella nostra stessa corporeità.

Bernhard Waldenfels è professore emerito presso l’Istituto di Filosofia dell’Università della Ruhr di Bochum (Nord-Reno/Westfalia), punto di riferimento di un gruppo di ricerca sulla fenomenologia e la filosofia francese contemporanea che a lui fa capo, membro e referente di numerose istituzioni filosofiche (per esempio della "Deutsche Gesellschaft für phänomenologische Forschungen"), nel comitato scientifico di numerose riviste e prestigiose collane (per esempio della serie "Phaenomenologica" dell’edizione Kluwer). Vogliamo ricordare qui ancora soltanto la sua funzione di indirizzo all’interno della rivista "Philosophische Rundschau", che dirige da vari decenni, oltre che la sua guida delle collane "Übergänge" e "Phänomenologische Untersuchungen" della casa editrice Wilhelm Fink. Si potranno avere informazioni più dettagliate in proposito ai seguenti indirizzi:

www.ruhr-uni-bochum.de/philosophy/staff/waldenfels.htm

www.ruhr-uni-bochum.de/phenomenology/

http://www.uni-wuerzburg.de/philosophie/vv/dgpf_lehre.htm

http://kapis.www.wkap.nl/prod/s/PHAE

http://www.mohr.de/zeitschr.htm#PhR

http://www.fink.de

 

Note

(1) Cfr. B. WALDENFELS, "Responsivität des Leibes. Spuren des Anderen in Merleau-Pontys Leib-Denken", in R. GIULIANI (a cura di), Merleau-Ponty und die Kulturwissenschaften, München, Fink, 2000 (Übergänge, 37), pp. 305-320.

(2) Cfr. B. WALDENFELS, "Dialogo e discorsi", in E. BERTI (a cura di), La filosofia oggi, tra ermeneutica e dialettica, con testi di R. Bubner, L. Sichirollo, V. Verra e B. Waldenfels, Roma, Studium, 1987 (Nuova Universale Studium, 52), pp. 95-114; ID., Il proprio e l’estraneo, "aut aut", n. 237-238 (1990), pp. 31-42; ID., ""Vérité à faire". La questione della verità in Merleau-Ponty", in A.-M. SAUZEAU BOETTI (a cura di), La prosa del mondo. Omaggio a Merleau-Ponty, Atti del convegno svoltosi nei giorni 21-23 aprile 1988 a cura del Centre Culturel Français di Roma con la collaborazione del Goethe Institut, dell’Istituto di Filosofia e Storia della Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, Urbino, QuattroVenti, [1991], pp. 81-90; ID., Cultura propria e cultura estranea. Il paradosso di una scienza dell’estraneo, "Paradigmi", X (1992), n. 30, pp. 643-663; ID., "Il pensiero interrogante. Sulla filosofia dell’ultimo Merleau-Ponty", in M. CARBONE e C. FONTANA (a cura di), Negli specchi dell’essere. Saggi sulla filosofia di Merleau-Ponty, Cernusco L., Hestia, 1993 (Studi, 2), pp. 87-103; ID., L’estraneità dell’eros, "Estetica 1994", numero monografico su: Scritture dell’eros, a cura di S. Zecchi, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 23-46; ID., In causa propria, "Paradigmi", XIV (1996), n. 41, pp. 417-419; ID., "L’Europa di fronte all’estraneo", in R. CRISTIN e M. RUGGENINI (a cura di), La fenomenologia e l’Europa, Napoli, Vivarium, 1999 (Biblioteca europea, 15), pp. 45-59. È in corso di stampa presso la casa editrice Vivarium di Napoli il ciclo di seminari che Bernhard Waldenfels tenne nel marzo del 1999 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, cfr. ID., Fenomenologia dell’estraneità, a cura di G. Baptist, Napoli, Vivarium, pubblicazione prevista entro la fine del 2002.

(3) In inglese si potrà vedere B. WALDENFELS, Order in the twilight, trad. e intr. di D. J. Parent, Athens (Ohio), Ohio University Press, 1996 (Series in continental thought, 24); in spagnolo ID., De Husserl a Derrida. Introducción a la fenomenología, trad. di W. Wegscheider, Barcelona, Paidós, 1997 (Paidós studio, 116).

(4) Il primo bilancio filosofico tedesco sull’opera di Merleau-Ponty fu in effetti proprio il necrologio che il nostro stesso autore scrisse, cfr. B. WALDENFELS, Gedenken an Merleau-Ponty, "Zeitschrift für philosophische Forschung", XVI (1962), pp. 406-413.

(5) Cfr. B. WALDENFELS, Das sokratische Fragen. Aporie, Elenchos, Anamnesis, Meisenheim a.G., Hein, 1961 (Monographien zur philosophischen Forschung, 26); ID., Das Zwischenreich des Dialogs. Sozialphilosophische Untersuchungen in Anschluss an Edmund Husserl, Den Haag, Nijhoff, 1971 (Phaenomenologica, 41). Cfr. anche ID., Der Spielraum des Verhaltens, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1980 (stw, 311); ID., In den Netzen der Lebenswelt, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1985 (stw, 545); ID., Ordnung im Zwielicht, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1987.

(6) Per una fenomenologia dell’estraneo cfr. B. WALDENFELS, Der Stachel des Fremden, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1990 (stw, 868), così come la quadrilogia: ID., Topographie des Fremden. Studien zur Phänomenologie des Fremden 1, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1997 (stw, 1320); Grenzen der Normalisierung. Studien zur Phänomenologie des Fremden 2, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1998 (stw, 1351); Sinnesschwellen. Studien zur Phänomenologie des Fremden 3, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1999 (stw, 1397); Vielstimmigkeit der Rede. Studien zur Phänomenologie des Fremden 4, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1999 (stw, 1442); si veda anche il recente ID., Verfremdung der Moderne. Phänomenologische Grenzgänge, Göttingen, Wallstein, 2001. Sul tema fenomenologico del corpo proprio cfr. in particolare ID., Das leibliche Selbst. Vorlesungen zur Phänomenologie des Leibes, a cura di R. Giuliani, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2000 (stw, 1472), così come ID., Bruchlinien der Erfahrung. Phänomenologie – Psychoanalyse – Phänomenotechnik, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2002.

(7) Per la proposta di una fenomenologia responsiva, cfr. soprattutto B. WALDENFELS, Antwortregister, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1994.

(8) Cfr. B. WALDENFELS, Phänomenologie in Frankreich, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1983; 2a ed. 1998 (stw, 644); ID., Einführung in die Phänomenologie, München, Fink, 1992 (UTB 1688); ID., Deutsch-Französische Gedankengänge, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1995. Si veda anche il recente E. ESCOUBAS, B. WALDENFELS (a cura di), Phénoménologie française et phénoménologie allemande / Deutsche und französische Phänomenologie, Paris, L’Harmattan, 2000. Si veda anche la breve autobiografia filosofica presentata dall’autore stesso nel saggio In causa propria citato alla nota 2. Un bilancio critico del pensiero di Waldenfels è proposto in un recente volume collettivo, cfr. M. FISCHER, H.-D. GONDEK e B. LIEBSCH (a cura di), Vernunft im Zeichen des Fremden. Zur Philosophie von Bernhard Waldenfels, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2001 (stw, 1492).