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L’oltreuomo genetico

(Da un’)intervista a Peter Sloterdijk

(condotta da Heik Afheldt e Bernd Ulrich e apparsa
in Der Tagespiel on line l’8 marzo 2001)

(cfr. introduzione)

La decifrazione del genoma umano ha mostrato quanto siamo simili agli animali. Ciò potrebbe condurre ad una maggiore fraterna responsabilità nei confronti degli animali?

Un profondo esame della somiglianza genetica tra animale e uomo, e anche tra uomo e pianta, ci porta in una situazione nella quale molti uomini possono portare a compimento ciò che era già stato formulato nell’idealismo tedesco e nella filosofia della natura intorno al 1800. Pensate a Schelling, che si oppose al perfetto omicidio di tutta la natura perpetrato dall’idealismo di Fichte. Per duecento anni è stato filosoficamente anticipato molto di quanto ci viene oggi nuovamente incontro attraverso il laboratorio. Ciò che allora era espresso in redingote, oggi ci viene incontro di nuovo nel linguaggio da camice bianco. Accanto a ciò, una larga parte della popolazione esprime l’intuizione, assolutamente giusta, secondo la quale deve essere pubblicamente spiegato quel che accade nei laboratori dei tecnici. Da ciò derivano conseguenze che riguardano la conditio humana nel suo complesso.

Chi può ancora controllare tali laboratori?

Si sta chiaramente formando una specie di concilio degli sgomenti (Betroffenen). Da un paio d’anni intorno ai laboratori si svolge, diretto dai cardinali generali, una specie di tumulto popolare, una sorta di protesta bio-politica clerico-popolare. E, intorno a questo nucleo di sgomento antropologico, si sta formando ancora un secondo anello composto di avvocati delle restanti creature. Costoro si assumono una sorta di patrocinio o di tutela testamentaria nei confronti delle tappe dell’evoluzione degli animali. Quest’ultimi da soli non hanno voce ma, in quanto vita vulnerabile (verletzbares Leben) e catena ecologica alterabile (störbarer ökologischer Zusammenhang), cercano di convincere, per il tramite delle nostre menti, la restante assemblea delle creature. Gli animali in avvenire siederanno al nostro tavolo.

Abbiamo bisogno, accanto al codice delle antropo-tecniche, che Lei studia, anche di uno delle animal-tecniche?

Di sicuro. Penso che stia sorgendo un nuovo ramo professionale, una nuova categoria di competenza giuridica. Ci saranno prima o poi avvocati degli animali e tutori testamentari per gli animali. La tradizionale rappresentanza degli animali svolta dai veterinari, dai ministeri economici e dalle "protezioni animali" non basta più per creare un’etica che sia conforme alle conoscenze circa le affinità tra l’uomo e l’animale. È possibile ricavare chiaramente questa tendenza dalla feconda inquietudine che, rispetto alla B.S.E. e ad altre catastrofi animali, da settimane si aggira per l’Europa. Si parla alla fine di nuovo di animali e ancora di nuovo di coltivatori (Bauern). Quest’ultimi sono stati fino ad ora i non ricompensati mandatari del mondo animale nella nostra società. La loro prestazione deve essere ora di nuovo definita e risarcita.

Attualmente in Europa milioni di animali vengono bruciati contro la BSE. Com’ è possibile accordare ciò col rispetto per l’animale?

Gli animali, attraverso le loro catastrofi, ci danno da pensare. Io sono sicuro che ciò produrrà conseguenze di lunga durata per l’ethos e per la dieta. Ma non è possibile più delegare, com’è accaduto finora, la questione della colpa alla società in quanto tale, cui si può indirizzare qualsiasi biasimo, atteggiamento che ancora predomina nelle modalità di agitazione della sinistra radicale. Oggi constatiamo che la società è il non sensato destinatario d’indefinite lagnanze morali. Si reagisce a tutto ciò rispetto cui appare possibile una transazione. La società non opera come un tutto. Al centro del dibattito sulla BSE non c’è "la società" ma il banco delle carni. Con le astratte opinioni popolari a vanvera non si va da nessuna parte.

C’è una qualche giustificazione per l’uccisione di milioni di animali?

Non credo che ci possa essere una giustificazione. Si possono addurre delle ragioni per farlo, ma non ci si può giustificare. Di fronte a tale domanda, bisognerebbe evitare di confondere le ragioni con le giustificazioni. Bisognerebbe lasciare aperte le ferite che ora si aprono. Si sta compiendo un non eufemistico delitto contro gli animali.

 

Nel fatto che gli animali vengano privati dai loro diritti, che vengano mangiati o che vengano bruciati, riposa un’ingiustizia?

Nell’argomento si trova un sofisma. No, l’ingiustizia (Unrecht) nei confronti degli animali comincia molto prima. Quando essi, hegelianamente parlando, sono a priori concepiti solo come essere-per-altro, quando lo scopo della loro esistenza è determinato attraverso una completa e disattenta consunzione (Konsumtion), allora sin dall’inizio c’è qualcosa di falso. Il comportamento di massa nei confronti degli animali non appartiene alla tradizione agricola, ma ad una cattiva sintesi tra gli usi degli allevatori nomadi di bestiame e il moderno capitalismo della carne (Fleischcapitalismus).

 

Crede che il futuro le possibilità della manipolazione genetica degli animali venga utilizzato in maniera sconsiderata? Avremo animali à la carte? Ciò potrebbe contraddire la sua visione di un’emancipazione degli animali.

Noi ci dirigiamo verso una società medicocratica. Si sta formando un complesso medico-farmaceutico-biotecnico nel quale gli affari s’intrecciano con grosse illusioni vitali. La cultura dell’essere in salute, le illusioni di immunità e le illusioni di longevità stanno divenendo surrogati della religione. Già oggi la longevità è un’opzione comune. Agli uomini moderni non bisogna più lasciar aperti troppi conti con la vita, altrimenti viene fuori una sovrastruttura (Überbau) troppo metafisica. La longevità (Langlebigkeit), prodotta dalla medicina finora praticata, toglie dalla nostra vita molto della costrizione (Druck) metafisica, perché, riguardo all’inadempiuta vita (ans unerfüllte Leben), non devono essere più presentate così tante richieste suppletive come nel Medioevo.

L’uomo moderno preferirebbe morire come un tempo Giobbe: vecchio e sazio di vita. In ciò si trova la base del complesso medicocratico.

Avremo uomini à la carte, anche in relazione a bizzarre richieste?

No. L’ideale della tipica conformazione umana non sarà espressamente abbandonato. Come prima, le creazioni mostruose e le forme ibride si percepiranno come qualcosa di orrendo. Si comprenderà il concetto di mostro di nuovo secondo la sua radice, poiché tale parola non deriva dal tardo-latino monstrare, mostrare, bensì dal classico monere, ammonire. I mostri emergono tra gli uomini come segni dell’altro mondo. I mostri erano gli inviati degli dèi. Essi sostenevano un apostolato dell’orribile. Attraverso essi, così si pensava un tempo, gli dèi intendevano dare agli uomini ammonimenti e cenni. Tale percezione del mostruoso ritornerà, probabilmente, sotto mutate spoglie, abbastanza presto. Poiché, secondo natura, ci sarà pure qualche disertore dalla comune umano-bio-tecnica ragionevolezza, e, quando anche alcuni esperimenti eventualmente avessero successo, è prevedibile che molti altri condurranno a creazioni mostruose. Allora ci troveremo di fronte ad una catastrofe della forma umana fatta dall’uomo e discuteremo intorno a tali ammonimenti. Ciò ci costringerà ad un nuovo grado di autoconsapevolezza (Selbstgesprächen). Il mostro è uno specchio della nostra forma (Gestalt).

[…]

Abbiamo avuto da poco una conversazione col genetista Craig Venter che ci ha lasciati un po’ perplessi…

[…] non m’importa delle personali motivazioni di Venter. Io le situo all’interno di quella rivoluzione culturale che discende dalla religione americana, così come Harold Bloom ha chiamato il fenomeno. Noi stiamo sperimentando la formazione di una nuova iperideologia per il mondo interconnesso (vernetzte Welt): la fusione di illusione borsistica e illusione biologica. Qui crescono insieme tutt’e due le più grandi illusioni fino ad ora apparse nella storia umana: quella vitalistico-religiosa e quella dinamico-economica. La prima ha a che fare col successo nella vita spirituale, con la predestinazione e la benedizione, con una sorta di immunità metafisica. La seconda ha a che fare col successo economico, con la soddisfazione dell’io che-si-fa-da-sé riguardo ai conti in crescita e l’aumento dei profitti. Questa situazione pone un nuovo compito per il pensiero: comprendere ciò che accade quando questi due sistemi d’illusione e d’immunità si fondono l’uno nell’altro.

Lei pensa ad una sorta di bio-calvinismo?

Forse è questa l’espressione giusta […].

(trad. di Vincenzo Cuomo)
(cfr. introduzione)